Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Parco fluviale dell'Agri

Bellezza naturale - Corso d'acqua

Fiume Agri


Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Descrizione

title Presso molti punti, il fiume Agri ci rende testimonianza dello stanziamento, sui territori di Marsico, dei primi popoli che l’abitarono. I primi aggregati urbani risalenti ai Marsi, loro fondatori, risalgono alle vecchie genti d’Enotria, oggi Lucania.
Presso le acque e le paludi dell’Agri, verso la fine delle guerre sociali, si stanziarono, popolazioni che privilegiavano la residenzialità, nelle loro migrazioni, 300 a.C., presso presidi di fiumi e zone ricche d’acqua. Difatti le loro terre di provenienza erano quelle a ridosso del lago del Fucino.
Testimoniano lo stanziamento dei Marsi, oltre ai riferimenti dell’evento, riportati da storici antichi come Cluverio e Plinio, anche valenti ed antichi archeologi che riferiscono di ”Abellinum Marsicum” il toponimo della terra di sedentarietà di questi popoli. Plinio, riportando notizie degli Italici, da distinguo netto tra “Abellinates” (antichi Irpini), antica progenie a tipizzata prototropia, dalle altre prototropie riferibili ai Marsi. Proprio nell’alveo dell’Agri e nei suoi pressi si rinvennero utensili, rozzi vasi e grotte, a testimonianza della loro presenza.
Parti di queste popolazioni “marsicane”, invogliate dalla purezza delle acque, dal clima mite e dalla consistente pianura, coincidente con l’ampio bacino vallivo dell’Agri, si diressero a monte dell’attuale Paterno (Sud-ovest), mentre altri, stanziatisi, prima ove sorge l’attuale Marsicovetere, scesero in pianura e si fusero con le popolazioni di Vertina, città, che si estendeva fino ai piedi dell’attuale Galaino, dello stesso periodo di splendore di Grumentum, molto ricca e popolata. Lo stemma di Marsicovetere ne ricorda l’evento fusivo.
Pur non potendo acquisire riferimenti storiografici dell’arrivo e dello stanziamento dei primi Marsi, è rinvenibile testimonianza della loro presenza attraverso avanzi delle fondamenta del Tempio al Dio Pane. Tempio-testimonianza della loro vita, della loro cultura e dei loro culti.
Il Tempio al Dio Pane, probabilmente fu eretto intorno al 300 a. C., con i suoi residui edificatori, sono stati rinvenuti nei pressi dei resti del castello, che lambisce il fiume e la località di S. Giovanni, sacro fonte presso il quale eressero le loro prime e rozze strutture di residenzialità, e ci testimoniano attività umane, vocate alla pastorizia e all’agricoltura.
Il Dio Pane assumeva testimonianze a testa di uomo, con corna ed il corpo di capra.
Agli inizi di ogni primavera, al risveglio della natura, per ingraziarsi il Dio ed assicurarsi la fertilità della terra nell’annata, si lo si onorava con feste ad alte solennità, sulla riva dell’Agri, per il tramite di libagioni di latte e sacrifici di agnelli e caprette. Durante i balli rituali e propiziatori, i sacerdoti, con addosso le pelli di capre e le corna, sacrificate al Dio Pane, attingevano prima l’acqua dal fiume e poi


nel latte, per poi, spruzzare con i liquidi e toccare quante più donne possibili per trasmettere loro, con la mediazione divina, la fecondità.
Queste feste, ad imitazione, vanno a richiamarsi a quelle di Romolo, le Lopercali.
Studi di geologia ci riferiscono che l’Alta Val d’Agri, nella sua attuale geomorfologia, proviene da un lago pleistocenico. Il fondo più basso e sedimentato di esso, collocabile nel quaternario, era sormontato da una stratificazione eocenica. A sua volta, essa era coperta da sedimentazione lacustrale, che ha restituito, nei pressi di Saponara (Grumento) non poche ossa di elefante.
Lo stadio lacustrale quaternario della Valle dell’Agri poteva presentare una dimensione di circa 150 Km2 ed interessava una superficie a forma triangolare, quasi un isoscele, che aveva il vertice coincidente con il Vallo marsicano e la base tra i territori di Montemurro e Sarconi. Prima che il lago ci consegnasse l’orografia dell’Agri, nella quasi attualità, il tempo ha conosciuto l’azione di trasformazione geologica di ere, grazie alle modificazioni geomorfologiche del suo punto di emissione. Difatti, l’emissario del lago pleistocenico, nel raggiungere il livello basale stratificato di erosione (grazie all’azione di un canale diretto da Ovest ad Est in una zona di terreni eocenici erodibili) consentì l’abbassamento delle quantità delle acque lacuali fino ad un livello al disotto del fondo, facendo defluire le grandi masse d’acqua e consegnare orograficamente il suo fondo rigato da Agri dai suoi affluenti. Il corso del fiume, nel corso di millenni, ha segnato un suo naturale e selvaggio percorso, scrivendo lunghe pagine storiche di straripamenti, inondazioni e condizioni malariche. I più recenti degli straripamenti e delle inondazioni sono databili negli anni ‘60. S. Maria di Marsico Nuovo, Paterno ed altri centri della valle, furono interessati dalle ultime inondazioni, poiché gli interventi di regimazione delle acque e sistemazione fluviale al corso dell’Agri e dei suoi affluenti interni agli abitati (a Paterno, il Chiasciumara e lo Scuro), furono operati nel 1962 con finanziamenti della Casmez ed eseguita dall’Imp. Vianini. Questa fu l’occasione per bonificare le zone basse di Paterno, Pantano, Fiego, Cerzolla, etc. Difatti il corso del fiume, che, prima, lambiva questi abitati, fu deviato e spostato più a valle, collocandolo nell’attuale posizione ed abbandonando il vecchio alveo, che oggi è acquisito al territorio urbanizzato ed antropizzato.


Il fiume Agri (fiume già conosciuto ai tempi dei greci e dei latini, navigabile, così per come riportato da storici come Strabone, dal nome latino Aciris, idronimo designato da Plinio, Acheros (ACHEPOS, idronimo di Livio. Acirim, Acina, idronimia attribuita, nel 1099, a Unfredo, conte di Montescaglioso, citata in un atto di donazione, fatta da questi al Monastero delle località interessate dal fiume; Acer, idronimo rinvenibile negli atti di S. Laverio Martire. Nel XIII sec. è dato rinvenire da atti e documenti l’idronimo Acri, da cui deriva l’attuale Agri), ha origine dal Monte Maruggio, all’altezza s.m. di m 1289, presso la Piana del Lago, nei gruppi montuosi di Marsico Nuovo. Gruppo montagnoso che si contestualizza nelle propaggini occidentali di Serra di Calvello, dove è localizzato il gruppo sorgivo di Capo d’Agri. L’alto Agri, piana che muove da Marsico, connota l’Agri a pendio medio del 5 %, fino al ponte di Tarangelo, zona di incrocio con la chiusura della piana di Tramutola. Dal punto di vista sedimentologico l’alveo è caratterizzato dalla presenza di depositi a granulometria grossolana (ghiaie e blocchi). Il secondo tronco dell’Agri (il medio Agri), compreso tra le sezioni di Tarangelo e Monticchio, presenta delle pendenze maggiori, fra il 12 % e l’8 %. Nel terzo tronco dell’Agri, tra la sezione di Monticchio ed il mare, l’Agri affievola la propria pendenza media, essa si riduce e la piana alluvionale del corso d’acqua si amplia notevolmente e finisce col fondersi con la pianura costiera. Ha un percorso di Km. 136 e la foce nel Mar Jonio. E’ uno dei fiumi lucani, se non l’unico più ricco, per presentare una numerosa serie di affluenze torrentizie ( tra cui, nell’Alta Val d’Agri i torrenti significativi risultano essere: il Caolo, lo Sciaura, il Maglia e il Vella in destra orografica, il Molinara, l'Alli, il Casale-Grumentino ed il Rifreddo in sinistra orografica, mentre alla sua destra orografica si annoverano i torrenti Molinara, con derivazione dal Volturino l’Alli, Casale e Rifreddo, che nasce dalla Serra di Montemurro) su ambedue le sponde, di acque. Fa registrare una portata di circa 20 mc. al secondo, che confluisce, nella quasi totalità, nel lago artificiale del Pertusillo (Il Lago di Pietra del Pertusillo, a 532 metri di altitudine sul livello del mare, presenta una potenzialità di capienza massima di 155 milioni di metri cubi d'acqua, copre 75 chilometri quadrati di superficie. Presenta uno sbarramento ad arco gravità è lungo 380 metri ed alto 95 metri), da cui derivano le acque conferite, per la quasi totalità, alla Regione Puglia. Complessivamente definisce un bacino idrografico di circa di circa 1.723 kmq (comprensivi del sottobacino del Sauro, maggiore affluente in sinistra orografica) di cui 15 kmq interessano il territorio campano.

Serve, a scopi irrigui, a seguito delle opere infrastrutturali di Bonifica ed irrigazione, effettuate dalla ex Cassa del Mezzogiorno, a partire dagli anni ‘50, una superficie agricola utilizzabile, per coltura specializzata e la zootecnia, per il solo bacino complesso vallivo e della media collina dell’alta Val d’agri pari a Ha 8.000. Oggi il tratto di Agri di Paterno rappresenta in Valle una delle più autentiche suscettività di caratterizzazione paesaggistica naturale.
Potenzialità, questa, che punta a essere valorizzata con un progetto in via di implementazione progettuale e sulla quale si continuerà ad investire. Difatti, con le prossime realizzazioni di arricchimento, si porterà a maggiore definizione il vero e proprio Parco fluviale. Sarà esteso infrastrutturalmente ed arricchito con zone di ristoro, parchi giochi, aree attrezzate per jogging, fitness nonché con agganci con aree più ampie limitrofe, attrezzate a verde contestualizzato.


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