Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Santuario della Madonna del Carmine

Edificio di culto - Chiesa

Ex Chiesa Madre o Matrice


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Descrizione

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PATERNO

    

LA CHIESA MATRICE  

 

 (Brevi notazioni storiche)

 

La parte più antica della chiesa madre o matrice di Paterno, la cui costruzione risale al 1742, coincidente con l’attuale abside, fu realizzata con contributi in danaro, materiali e gratuita fornitura di manodopera specializzata e non di cittadini.

Fu situata, secondo la tradizione carmelitana, portata in Val d’Agri nel sec. XI, dal monaco basiliano San Luca, in località “Tempa Collina”, poi in seguito “Tempa Chiesa “, poi diventata

“Tempa la Chiesa “, tra i 600 e i 700 metri di altitudine.

 

                  

Illustrazione della Chiesa di San Giovanni, Paterno, da “Terremoto in Val d'Agri - 16 Dicembre 1857”, del

 “Journal Universel“.

Fu ampliata e portata alle attuali dimensioni tra il 1792 e il 1796.

Fu titolata, con elevazione a Parrocchia, dal Vescovo di Marsiconuovo, Mons. Bernardo Della Torre, al Patrono S. Giovanni Evangelista.

Il Vescovo Della Torre, con altri vescovi meridionali, durante la Repubblica partenopea, per le sue convinzioni libertarie, riuscendo a coniugare impegno evangelico con aspirazioni di riscatto delle oppresse popolazioni, passò a quella nobile storia di “Comunione e Liberazione “, scritta, per l’occasione, dagli Ecclesiastici illuminati.

Sarà proprio in ragione di queste convinzioni che fu scelto come Patrono, anche a Paterno, S. Giovanni Evangelista, secondo il principio dell’affidamento del “patrocinium“del popolo, successivamente diventato “ minus principales “  a seguito della titolazione della chiesa  alla Madonna del Carmelo.

Proprio in S. Giovanni Ev., difatti, andava ad operare quella sintesi di predicazione evangelica e di affermazione cristiana contraddistinta da missione per la libertà personale, facendo sentire forte la sua voce nello spirito.

La chiesa andò diruta, quasi completamente, col disastroso terremoto del 1857.

Rimase indenne miracolosamente la cupola dell’abside che sovrastava il trono della Madonna della B. V. Maria del Carmelo, statua lignea di pregevole fattura di scuola napoletana, databile intorno ai primi del 1800.

L’icona della Madonna, per essere scampata alle rovine di tutto il Tempio e rimasta assolutamente integra, fu portata in processione per le vie del paese ed ebbe a compiersi il miracolo, così vivo nella memoria storica delle generazioni paternesi: le violente scosse sismiche, che scuotevano incessantemente la terra, per i primi diciassette giorni del mese dicembre, si arrestarono.

Per il miracolo operato la chiesa Madre, o Matrice, fu, di fatto, dedicata alla Madonna del Carmelo.

Fu, di nuovo, colpita dal sisma del 1980, che la rese inagibile.

Ristrutturata dalla Sovraintendenza ai Monumenti di potenza dopo il 1984, data in cui ne fu richiesto intervento dall’Amm.ne comunale del tempo.

In quella occasione si avvalorò una testimonianza storica, quella di assegnare alle chiese la funzione della custodia dei resti dei defunti nei loro locali sottani.

Difatti la chiesa Madre di Paterno presentava nei suoi locali sottani un ammasso consistente di scheletri. Evidentemente era luogo di sepolture precedenti alla costruzione dell’attuale cimitero, a seguito dell’obbligo sancito dal Codice napoleonico.

I cadaveri dei parroci, di loro congiunti e di qualche persona, maggiormente in vista socialmente, risultavano essere sistemati in sepolture al disotto dei numerosi altari perimetrali, mentre quelli dei parroci, ritenuti più meritevoli, per la missione, sostenuta in vita, risultavano allocati al disotto dell’altare principale.

Nel 1913, contrariamente a quanto avveniva, di solito, nei festeggiamenti annuali di luglio, riservati a Maria del Carmelo, furono “calati”, in successione, due angeli al posto di uno solo, così per come il rito viene conservato.

Nello stesso anno, un emigrante paternese, in ritorno dalle Americhe, comprò a Napoli, per Lire 576, un manto che adornava, per anni, l’icona statuaria e che, nel tempo, nella fattura, viene conservato. Alla stessa data risale anche l’acquisto del prezioso incensiere argenteo.

Il Tempio, nel 1914, fu dotato del pubblico orologio campanario della Ditta Solari di Udine.

Furono tenuti, per l’occasione, memorabili festeggiamenti. All’insegna delle bandiere delle Società di Mutuo Soccorso della Società Operaia e della Pro- Paterno e al suono della famosa banda musicale del posto, diretta dal giovane e valente Maestro, Orlando Rossi, furono portati in processione tutti i Santi della parrocchia.

Il giovane sacerdote Raffaele, teologo Pasquariello, ripercorse, con un pubblico discorso, tutta la storia dell’orologio e della sua funzione nelle comunità.

Dalla chiesa, il 2 marzo del 1914, partì la storica e massiccia protesta popolare, una delle prime, se non la prima, dell’Italia meridionale, contro il disegno di legge che andava a prevedere l’assegnazione della precedenza obbligatoria dell’atto civile del matrimonio rispetto a quello religioso, così come era in uso prima della norma consolidatasi con il complesso normativo concordatario del 1917.

LA CHIESA MATRICE  

 

 (Note integrative)

 

 

Notizie storiche su oggetti di arredi per funzioni ecclesiali e di parti strutturali del tempio:

- Non si hanno notizie certe o documenti attendibili, relativi alle opere di arredo più importanti (Confessionile, Pulpito ed Organo) di materiali in castagno, noce e pioppo, di autori ignoti e databili tra il 1925-1950, i primi. L’Organo e la balaustra cantoria, sono di date di gran lunga anteriore. L’organo riporta nel riquadro centrale anteriore “LAUDATE DOMINI IN CORDIS E ORGANO”, fu realizzato dall’ artista Ragone e la “balaustra della cantoria” da Giuseppe Viggiano, per come riportato da in alto, a matita, sul retro della cornice destra “FIGLIO DI DIO, IL PARROCO CHE ESSITE IN QUEI TEMPI ERA LEOPARDI G. BATTISTA DI BRIENZA, DONO FATTO DA ANTONIO VEGLIANTE FATTO COSTRUIRE 28 FEBBRAIO 1896 SCRITTO DI MANO IACOVINI RAFFAELE FECE IL MAESTRO GIUSEPPE VIGGIANO”. È presumibile che, dopo il terremoto del 1857, ci siano stati interventi di rifacimento e restauro, in uno con le parti strutturali della chiesa danneggiata irreversibilmente e dello strumento poliarmonico. Difatti la datazione della fattura dell’organo, di pochi anni precedenti quello del restauro, avvenuta nel 1896 e deducibile da un’iscrizione (data registrata da una iscrizione, in alto al centro, sulla cassa: “RESTAURO A CURA DEL PARROCO LEOPARDI 1896”), stesso anno di realizzazione della “balaustra della cantoria”, è verosimilmente risalente a data anteriore a quello del disastroso sisma. La cassa dell’organo, di pioppo policromo, (la cui fattura potrebbe essere databile intorno al 1850), fu eseguita dall’ “organaro” Antonio Ragone, da Cava dei Tirreni (Sa), nipote di quel Vincenzo, che, fin dal 1700, forniva numerose parrocchie del Meridione, comprese quelle di Marsico, Brienza, Picerno, Tito e Satriano, della sua preziosa opera artigianale di restauratore-musicista;

- allo stesso periodo di fattura dell’organo risale la realizzazione della “balaustra cantoria”, in pioppo e abete policromi, con intagli sovrapposti, la cui data di primo restauro coincide con quello dell’organo, il 1896, con interessanti “cromie”, richiamate anche sull’organo e interamente recuperate col restauro e ricostruzione del 1984;

- come si indicava precedentemente, agli inizi del ‘90, risalgono le fatture del confessionile e del pulpito, cui si aggiungevano quella del portone principale, in quercia, di data tra 1880 e il 1900, e degli infissi interni, risalenti, questi ultimi, a date tra 1950 e il 1960.

 

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